venerdì, aprile 29, 2005

Lo Stato compra la "spiaggia rosa"

Isola di Budelli

Un'isola ricoperta di conchiglie dalla suggestiva sabbia rosa, oggetto del desiderio di turisti, speculatori, società immobiliari sarà acquistata dallo Stato.
Il Ministero dell'Ambiente eserciterà il diritto di prelazione per strappare l'angolo incantato dell'arcipelago della Maddalena a speculazioni presenti e future. L'isola è andata all'asta all'inizio dell'anno, si erano fatti avanti alcuni imprenditori di Roma e di Milano e anche la Regione Sardegna. Poi la finanziaria Cofinance & Co ha fatto una proposta da 3,29 milioni. Da qui la decisione del ministro Matteoli di esercitare il diritto di prelazione: al ministero dell'Ambiente, però, ci tengono a precisare che il progetto del ministro non ha niente a che vedere con la recente polemica innescata da Tremonti: "Esercitare il diritto di prelazione è un'idea che il ministro aveva dal 2001, è una politica che stiamo portando avanti: acquisire tesori naturali là dove ci sono interessi speculativi, acquistarli è una tutela definitiva contro ogni tipo di speculazione".
Non è la prima volta che il ministero acquisisce porzioni di patrimonio naturalistico, prima di Budelli, sette lotti dell'isola di Giannutri, nell'Arcipelago Toscano, per oltre 500mila euro e, sempre nel Parco dell'Arcipelago della Maddalena, 100 ettari dell'isola di Santa Maria per 638.866,67 euro. L'isola, immortalata da Antonioni con una lunga sequenza in "Deserto rosso", ha già attraversato mille difficoltà, sempre sul punto di essere venduta e lottizzata, sempre in extremis salvata. Dietro Budelli si sono consumate storie di acquisti e fallimenti, di misteriose società svizzere, di aste. E sul fronte opposto si è andati avanti con tentativi di tutela a colpi di decreti. Nel 1992 l'allora ministro dell'ambiente Carlo Ripa di Meana con un decreto la rese parco marino inavvicinabile alle barche a motore, poi nel 1994 venne inserita nel Parco della Maddalena insieme ad altri scogli e isolette. La sabbia rosa è stata oggetto anche di razzie da parte di turisti che la portarono via in sacchetti. "Ci auguriamo che l'esempio del ministro Matteoli - ha detto il Wwf - venga seguito anche dai suoi colleghi di governo e che l'idea di privatizzare le coste italiane non abbia seguito".

giovedì, aprile 28, 2005

la bestia nera di Kirschner

Rimborsi argentini bloccati da un PIRATA, grande esperto di crac, che dopo aver fatto montagne di dollari con le crisi del Brasile e del messico, ora ha congelato l'emissione dei nuovi Tango-bond.
Inseguito dal fisco Usa, vive in una villa-fortezza nelle Cayman, difeso da un ex militare e da una ronda di guardie del corpo. Il misterioso RAIDER (finanziere/speculatore) americano, Kenneth Dart (da dieci anni nessuno lo incontra e l’unica fotografia in circolazione risale al 1988), sta tenendo in scacco l’Argentina e tutti gli obbligazionisti che in giro per il mondo hanno accettato l’offerta di scambio argentina. Contro il grande Raider hanno gia perso il Brasile, il Perù, il Messico, l’Ecuador, il fisco Usa, la Yukos, l’oligarchia e secondo la stampa internazionale la mafia russa, il fratello Tom e la moglie Cynthia. Attualmente è l’unico che può vantarsi di aver saputo tenere testa al presidente Nestor Kirchner e al padre del piano di ristrutturazione più grande e più discusso del mondo, il ministro argentino Roberto Lavagna, contro i quali anche il Fondo monetario internazionale ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco. Tra le attività che controlla Dart c’è il fondo speculativo EM Ltd. che, insieme al fondo Elliot, è riuscito a far bloccare dal tribunale di New York 7 miliardi di dollari di vecchie obbligazioni argentine. L’appello è iniziato con l’udienza di ieri mattina. Ed è proprio in attesa di questa sentenza che Buenos Aires ha bloccato l’arrivo dei nuovi bond. Il grande speculatore è un esperto di queste operazioni: nel ’92 comprò 1,4 miliardi di dollari di bond brasiliani: li pagò 375 milioni a default già avvenuto e dopo un braccio di ferro in tribunale ne incassò 605 due anni dopo. E’ sempre del ’94 la vittoria anche con il fisco Usa: per non pagare i 56,2 milioni evasi rinunciò alla cittadinanza Usa, un sistema che gli permette di passare solo 60 giorni all’anno in territorio americano. Dove però deve evitare la moglie da cui ha divorziato che reclama una parte del patrimonio e il fratello Tom che lo accusa di avergli soffiato una buona fetta dell’azienda di famiglia. La fortuna iniziale di Dart infatti viene dal padre che brevettò nel 1951 nello stato del Michigan i contenitori usa e getta per tenere caldo il caffé. La Dart Container Corp. ne è ancora il principale produttore mondiale, un impero che compare nelle classifiche di Forbes con un fatturato che sfiora il miliardo, al netto della florida attività speculativa che secondo le accuse del fratello avrebbero portato la sua ricchezza a 6 miliardi. Tutti buoni motivi che hanno spinto Dart alla reclusione nella casa che occupa la spiaggia delle «Sette miglia», la stessa dove nel 1666 sbarcò il pirata Henry Morgan per saccheggiare i Caraibi. Un paradiso fiscale che beneficia degli imponenti afflussi di dollari della Dart Foundation...

lunedì, aprile 25, 2005

Vendesi

















Tremonti: «Se dipendesse da me venderei, con concessioni di cento anni, tutte le spiagge e tutti gli stabilimenti marittimi. Con il ricavato finanzierei grandi piani di turismo, veri e concreti, nel Mezzogiorno».

«Quella del vicepresidente Tremonti mi sembra davvero una dichiarazione da ultima spiaggia - ha commentato Nichi Vendola - E' spaventosa la propensione del centrodestra nell'assalto al territorio...».
La proposta è considerata «senza senso» da Legambiente, che parla di «provocazione di pessimo gusto» e che sottolinea come «il rilancio della nostra economia non passa attraverso la svendita del territorio» perché «è la qualità che premia il turismo e porta soldi all'Italia, non le colate di cemento in riva al mare».
Italia Nostra ritiene invece che «il ritorno di Tremonti al governo segna una nuova stagione di follia e di irrresponsabilità nei confronti del patrimonio culturale e ambientale italiano».

domenica, aprile 24, 2005

L'Italia come l'Argentina

Noi lo diciamo da tempo...
e ora lo scrive pure Beppe Grillo!

sabato, aprile 23, 2005

PEGGIO di prima!

CHE ORRORE il berlusconi BIS!!!
Ritorna il SIMPATICO TREMONTI ed il TROMBATO STORACE conquista la Sanità...

grande successo della Lega!

Ecco l'armata brancaleone:

presidente del Consiglio: Berlusconi

vicepresidenti: Gianfranco Fini e
Giulio Tremonti


MINISTRI SENZA PORTAFOGLIO:
Affari regionali: Enrico La Loggia (Forza Italia).
Attuazione programma:
Stefano Caldoro (PSI).
Funzione pubblica: Mario Baccini (Udc).
Innovazione e tecnologie: Lucio Stanca (tecnico).
Italiani nel mondo: Mirko Tremaglia (An).
Pari opportunità: Stefania Prestigiacomo (Forza Italia).
Politiche comunitarie:
Giorgio La Malfa (Pri).
Riforme istituzionali: Roberto Calderoli (Lega).
Rapporti con il parlamento: Carlo Amedeo Giovanardi (Udc).
MINISTRI:
Affari esteri: Gianfranco Fini (An).
Interno: Giuseppe Pisanu (Forza Italia).
Giustizia: Roberto Castelli (Lega).
Economia e finanze: Domenico Siniscalco (tecnico).
Attività produttive:
Claudio Scajola (Forza Italia).
Istruzione, università e ricerca: Letizia Moratti (tecnico).
Lavoro e politiche sociali: Roberto Maroni (Lega).
Difesa: Antonio Martino (Forza Italia).
Politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno (An).
Ambiente e tutela del territorio: Altero Matteoli (An).
Infrastrutture e trasporti: Pietro Lunardi (tecnico).
Salute:
Francesco Storace (An).
Beni culturali:
Rocco Buttiglione (Udc).
Comunicazioni:
Mario Landolfi (An).
Sviluppo e coesione territoriale: Gianfranco Miccichè (Forza Italia).
Leggete...
La Politica di TRILUSSA (1915)
BEPPE GRILLO ... Il "Tremonto" della fiducia nell'Italia

mercoledì, aprile 20, 2005

Affondato?




















Finalmente... la crisi di governo!!!
Siamo come l'argentina di Menem... dice MARCELA

Berlusconi dimite.
"Esta vez no habrá sorpresas. Hoy dimito y voy a ver al jefe del Estado". Con estas palabras, pronunciadas en la entrada del Senado, S.B. puso punto final -al menos, por el momento- a la rocambolesca crisis de gobierno llena de dolorosas "traiciones" y confesados "engaños" entre los socios aliados en el poder
...

lunedì, aprile 18, 2005

DiMission Impossible...






















Berlusconi, dacci un segno di discontinuità...
VATTENE!!!
Sparisci, eclissati, scompari!!!
Con tutti i soldi che hai "fatto"...
vattene in un altro paese,
IN VACANZA per sempre!

giovedì, aprile 14, 2005

Wall Street sprofonda

New York - Ancora un'altra giornata di vendite massicce a Wall Street che chiude ai nuovi minimi del 2005 ( Dow Jones -1.20% a 10278, Nasdaq -1.40% a 1946l, S&P500 -1% a 1162). La rottura ribassista di alcuni livelli tecnici chiave aumenta le probabilità di ulteriori sedute negative nel prossimo futuro. Mi sembra piuttosto interessante rilevare la configurazione ribassista dello spread dow-nasd (un segnale generalmente anticipatore del trend) che si è formata gia da un mese. Dal punto di vista macro, come abbiamo scritto ieri, crescono i dubbi che la crescita usa non sia così solida come finora ritenuto. Per quanto riguarda gli utili, è molto preoccupante il fatto che i mercati reagiscano in modo pesante ai warnings e restino indifferenti alle notizie positive: proprio oggi si è assistito al crollo di Apple nonostante la buona trimestrale. La General Motors poi ha chiuso con un crollo del 5,89% piombando sui minimi degli ultimi 17 anni e mezzo! A spingere le vendite ha contribuito una nota di Himanshu Patel (analista di JPMorgan), il quale ha addirittura avanzato l’ipotesi di una clamorosa “bancarotta". Il petrolio è tornato a salire dopo le ultime due settimane di lettera: l'inversione è avvenuta dopo la rottura non confermata della soglia dei $50 al barile (minimo intraday di $49.75) e il future con scadenza maggio ha terminato la sessione in rialzo di 91 centesimi (+1.8%) a $51.13 al barile. Cupe nuvole si addensano all'orizzonte... ATTENZIONE al Risveglio dell'Orso Cattivo, come scrivevo tanto tempo fa alla BLOOMBERG TV!!!

mercoledì, aprile 13, 2005

Seduta pesante di Wall Street

New York - Nonostante il calo del petrolio, il Dow Jones perde lo 0.99% e il Nasdaq l'1.55%. Una giornata pesante, dopo la breve parentesi positiva di martedì, che riporta i listini usa quasi ai minimi da inizio anno.
Gli ultimi dati macro ed i diversi profit warnings alimentano i timori di un rallentamento della fase di crescita economica usa. Forse il rally di martedì, alimentato dalla pubblicazione delle minute della Fed, è apparso effimero ed ingiustificato. Scoraggia poi la mancata reazione positiva dei mercati azionari di fronte all’ulteriore calo del petrolio, sceso oggi ad un nuovo minimo di sette settimane dopo i dati sulle scorte, rilasciati dall’Energy Information Administration.
I bonds sembrano già scontare un outlook non brillante... e le borse europee reggeranno?

lunedì, aprile 11, 2005

Finanza e Blog

Siete appassionati di finanza oppure esperti di borsa?
fate trading, 24 ore su 24, sulle valute, sull'oro e sul petrolio?
Passate la vita condizionati dagli alti e bassi di Wall Street?
Nuotate in un enorme deposito pieno d'oro, come zio paperone?
Volete parlare di analisi tecnica, grafici, trend,
rotture, supporti e resistenze? Oppure avete bisogno di lezioni di Economia?
Ok, sono qui. Scrivetemi!
Un genio, a vostra disposizione...

IL CIRCOLO VIZIOSO... (M. De Cecco)

Se non si intende la lotta politica come un gioco a somma zero, ma si persegue il potere politico per realizzare un programma di miglioramento del benessere dei cittadini e di crescita economica e sociale del paese, si deve dar ragione a Romano Prodi, quando promette collaborazione al governo se si impegna in misure che pongano efficaci ostacoli, pur in questo scorcio di legislatura, al definitivo sfascio del paese, che le politiche economiche fin qui adottate promettono come probabile. Il prossimo governo, di qualsiasi parte esso sia, rischia di dovere edificare sulle macerie.
Non si preannuncia infatti come favorevole la stessa congiuntura internazionale. I tassi di interesse, dominati dalla politica monetaria americana, hanno infatti già dato eloquenti segni di inversione di tendenza, non solo nel comparto a breve, dove la politica monetaria influisce fortemente e direttamente, ma in quelli a lunga, dove le aspettative dei mercati sono assai più rilevanti.
Qui si vedono già i segni di una nuova divaricazione tra i rendimenti di debitori portanti meriti di credito diversi. I differenziali sono al momento ancora estremamente ridotti, in maniera del tutto irrealistica rispetto ai diversi meriti di credito dei vari debitori, pubblici o privati che siano. Questo accade ogni volta che la politica monetaria del paese centro resta tanto a lungo tanto robustamente espansiva.
Questa volta l’espansione è durata quattro anni, e ha raggiunto livelli mai prima toccati. Il presidente della Federal Reserve ha da qualche mese mostrato di voler cambiare rotta, e lo ha fatto facendo risalire i tassi a breve. Ma il passo è stato volutamente di lumaca e la politica degli annunci ha abbondantemente superato in intensità quella dei tassi. Proprio per effetto di questi annunci hanno cominciato a muoversi al rialzo i tassi a lunga, che sono quelli che interessano sia le decisioni economiche private che quelle pubbliche.
E su queste ultime è opportuno soffermarsi, quando si guarda alla scena economica italiana, a un paese il cui stato ha in giro buoni del tesoro pari al 106% del pil. A chi governa la cosa pubblica non piace doversi muovere trascinandosi appresso una palla di ferro di dimensioni tanto ingombranti. Ma non si vede come si possa eliminare questo peso, che ci distingue da tutti gli altri paesi europei, a eccezione della Grecia e del Belgio. E che induce chiunque rivolga la propria attenzione all’economia italiana a condizionare tutte le proprie argomentazioni alla dinamica del debito pubblico.
Ci fu un tempo, all’inizio degli anni novanta, quando il nostro debito pubblico era quasi tutto in mano a risparmiatori italiani, era come si dice in gergo "classato", cioè detenuto da individui intenzionati a trattenerlo fino alla scadenza. La discesa dei tassi di interesse, durata per l’intero decennio, ha fatto sì che i risparmiatori italiani, che avevano fatto i conti su rendimenti assai superiori, decidessero di non rinnovare i propri titoli di stato man mano che scadevano e di guardarsi in giro, alla ricerca vana di titoli alternativi che rendessero molto e fossero poco rischiosi.
Il risultato di questa ricerca è noto a tutti, per i disastri che i giornali hanno ormai per anni riportato. Ma l’altro risultato, quello sul quale i giornali meno si soffermano, è che i titoli di stato italiani sono ora posseduti da investitori professionisti, per la gran parte stranieri, che li comprano e li vendono sulla base di calcoli di profitto di breve periodo, e cercando di battere in velocità i mercati. La volatilità dei titoli italiani è quindi divenuta molto forte, e altrettanto forte è la loro esposizione ai venti che spirano nella finanza internazionale. Per questo è stato opportuno partire dalla politica monetaria americana, sapendo quanto la sua dinamica influisce oggi sui conti pubblici italiani.
La variazione testè apportata al Patto di Stabilità e Crescita, tanto decantata dal nostro governo, che l’ha descritta come un successo dovuto alle sue capacità di manovra in sede europea, ha avuto invece il risultato assai poco favorevole per noi di portare ad una probabile divaricazione dei differenziali di rendimento dei vari titoli di stato dei paesi dell’Unione monetaria. Finora questi sono stati tenuti insieme della omogeneità delle politiche fiscali. Se questa diminuisce, il merito di credito dei vari paesi torna di attualità, e quello dell’Italia è notevolmente peggiorato in tempi recenti. Il motivo di tale peggioramento è presto detto. La proiezione nel futuro prossimo dell’andamento dei conti pubblici italiani, fornita il 5 aprile dalla Commissione dell’Unione europea, mostra che nel 2004 il deficit pubblico è stato superiore al 3%, che per il 2005 se ne prevede uno del 3.6%, e che per il 2006 la previsione è addirittura del 4.6%.
Questi dati non devono sorprendere chi abbia seguito la finanza pubblica italiana in anni recenti. Era chiaro a tutti gli osservatori disinteressati che la fatidica soglia del 3% il deficit italiano non la superava solo per il continuo ricorso a provvedimenti "una tantum". A parte il frequente ricorso ai swaps, cioè alle proiezioni in avanti dell’indebitamento, che fanno migliorare i conti pubblici negli ultimi mesi dell’anno, in vista del traguardo del dicembre, punto di misurazione del deficit, e li fanno puntualmente peggiorare di nuovo nei primi mesi dell’anno, tutti ricordano la miriade di vendite di beni pubblici, di condoni, di cartolarizzazioni, di creazioni di contenitori vuoti dove depositare i debiti dello stato cercando di farli scomparire dai bilanci ufficiali.
Tutte queste risorse sono ormai esaurite, e i funzionari della Commissione, nel documento del 5 aprile, ne hanno preso atto, ricordando altresì che un certo numero di misure di finanza creativa del governo italiano sono state contestate da vari organismi comunitari. Il deficit dell’Anas, ad esempio, che gli italiani hanno decretato essere società per azioni privata, ma che i funzionari comunitari considerano ancora un ente pubblico, o il finanziamento della Tav, che di nuovo è a ineluttabile garanzia statale e quindi anch’esso deve rientrare nei conti pubblici.
Incombe inoltre sui conti italiani la prossima decisione della Corte di Giustizia Europea sull’Irap, imposta introdotta dal governo di centro sinistra con preventiva approvazione degli organi comunitari, che se sarà dichiarata una duplicazione dell’Iva rappresenterà un buco di entrate di circa 40 miliardi di Euro. I conti pubblici continueranno a peggiorare, (e ormai tale peggioramento ha superato una soglia di criticità molto elevata), fino a quando il tasso di crescita della nostra economia continuerà a languire a livelli mai sperimentati dalla fine della seconda guerra mondiale. Negli anni novanta la performance italiana, pur in presenza di un super dollaro per la seconda metà di essi che ha fortemente avvantaggiato le esportazioni, è stata tra le peggiori d’Europa, e i conti pubblici hanno continuato a migliorare, mostrando un alto surplus primario, solo per il declino continuo dei tassi di interesse, la fruttuosa lotta all’evasione e il persistere della pressione fiscale su livelli elevati.
Sono seguiti i primi cinque anni del nuovo millennio, e nel corso di essi si è veramente consumato un disastro senza precedenti. Il tasso di crescita è crollato e con esso le entrate fiscali. Il crollo della crescita è dovuto al crollo delle esportazioni, legato alla fine del superdollaro e alla offensiva delle merci cinesi, che sono purtroppo molto simili a quelle italiane, ma anche alla debolezza delle imprese italiane nei settori che esportano beni di investimento complessi o beni di consumo durevole come le automobili. Ma la crescita è precipitata anche perché i consumi hanno accusato l’effetto di rincari di prezzi, dopo l’arrivo dell’Euro, ai quali il governo non ha consciamente opposto alcun ostacolo. Negli altri paesi, come Francia e Germania, i rincari si sono fermati ai piccoli esercizi, mentre la grande distribuzione ha fatto argine, sorvegliata attentamente dalle autorità. In Italia il governo ha dichiarato gli aumenti ineluttabili, quasi fisiologici, e non ha sorvegliato la grande distribuzione, che così non ha arginato i rincari selvaggi operati dai grossisti e dai piccoli esercenti. Si è altresì fermata l’opera di contrasto dell’evasione fiscale, che ha rialzato fieramente la testa, estendendosi a settori e a ceti sociali mai prima raggiunti.
Allo stesso tempo il governo ha sprecato risorse preziose in costose riduzioni di imposte, dall’effimero effetto sui consumi, e in misure come la Tremonti bis, che tutto hanno fatto crescere tranne gli investimenti delle imprese. Il governo si è così assicurato la fedeltà elettorale dei ceti beneficati, i lavoratori autonomi, il popolo delle partite IVA, i piccoli e grandi esercenti, i professionisti, i commercianti all’ingrosso. Sono molti e hanno fatto sì che, a costo della rovina ormai strutturale dei conti pubblici e dei meccanismi di produzione delle imposte, la disfatta elettorale dei giorni scorsi non si sia trasformata per il governo in una Caporetto assoluta. Ma i ceti e le categorie ricordati non sono abbastanza numerosi per assicurare al governo una maggioranza. Né il loro benessere, ottenuto con la rovina dei percettori di redditi fissi, operai, impiegati e soprattutto pensionati, e dei giovani dai lavori precari, basta ad assicurare la crescita vigorosa della nostra economia. Questa è ancora fatta di produttori di beni per il largo mercato, non per seppur ampie minoranze di ricchi. Venuto meno lo sfogo delle esportazioni, dopo il caro-Euro e la invasione cinese, a questi non è restato, negli anni più recenti, se non la soluzione di ridimensionare la produzione o di trasferirla in paesi a bassi salari.
Si è ormai instaurato nel nostro paese un circolo vizioso pericolosissimo, che le misure del governo hanno contribuito talvolta a determinare e molto spesso ad esacerbare. La domanda interna langue, le esportazioni declinano, il benessere dei ricchi non basta a generare una domanda interna abbastanza forte da controbilanciare la progressiva scomparsa della domanda dei ceti impoveriti dalla folle politica dei prezzi innescata da un uso delinquenziale dell’introduzione dell’Euro, non contrastata in nessun modo dal governo per non nuocere ai propri elettori. Tutto questo ha danneggiato i conti pubblici già molto deboli per l’incombere del carico dei debiti e vieppiù indeboliti dalle stolte politiche governative. Il surplus primario si è di conseguenza ridotto dal 5-6% degli anni del centro-sinistra all’1.3% previsto dalla Commissione europea.
La diagnosi è fatta e la prognosi è infausta, a meno che non si adotti al più presto una rigorosa e lungimirante terapia. Si desista innanzitutto da misure imbecilli come le riduzioni di imposte, che sfasciano i conti pubblici e non rilanciano i consumi. Si riparta con la politica di contrasto alla evasione tanto meritoriamente praticata dal ministro Visco. Si difenda con forza il caso dell’Italia nella infondata causa Irap alla Corte europea. E si costringano ceti e categorie che hanno impazzato sui prezzi a fare un passo indietro. Ha detto Prodi che sarà come cercare di far rientrare il dentifricio nel tubetto. Ma a questo siamo, ed è inutile fingere che altre vie siano percorribili.
AFFARI & FINANZA 11/04/05

mercoledì, aprile 06, 2005

Divano letto a Roma per una notte!


AFFITTO UN DIVANO LETTO A ROMA, una piazza e mezza, vicino alla metro! QUANTO VALE? 1000 EURO A NOTTE?
Ci sono oltre un milione di pellegrini nella zona di piazza San Pietro, altri stanno arrivando con ogni mezzo. Una straripante marea umana che vuole rendere l'ultimo omaggio a Giovanni Paolo II. La basilica di San Pietro verrà chiusa definitivamente prima dei funerali giovedì alle ore 22, ma non è certo che anche chi è già in fila riesca a vedere la salma del Pontefice. Ogni ora entrano circa 18 mila persone in San Pietro, ma il peggio sembra dover ancora arrivare... Per i funerali, venerdì si attende l'arrivo di 2-3 milioni di persone oltre a qualche centinaio di VIP-superscortati... (Roma Invadida en el Siglo XXI)

TROMBATA (alle elezioni)


Per la serie "La bellezza (?) non basta", la procace candidata della Lista Storace si è guadagnata solo 179 preferenze! La culturista, Silvia Scaglione, puntava a diventare assessore allo Sport ma è stata trombata. Romana, alta un metro e 64, capelli biondo platino, la gajarda campionessa mondiale di fitness appare sul suo sito Internet, in microscopici costumini. Fiera del proprio «corpo sodo e armonioso», con una diavolessa tatuata sul gluteo, si dichiara «disponibile per esibizioni e personal trainer»...

Studentessa di legge, appassionata lettrice di «testi di diritto» e «articoli sull'alimentazione», si è fatta affiggere per tutta Roma in un manifesto indimenticabile, dove guarda i passanti con l'aria di una Fata Turchina in versione vamp, con gli orecchini tzigani e lo sguardo ammaliatore...
che PECCATO
averla trombata!

martedì, aprile 05, 2005

GAME OVER?














TRAVOLGENTE VITTORIA DELL'UNIONE DI CENTROSINISTRA...
e ROVINOSA SCONFITTA DEL POLO alle elezioni regionali.
L'ex-presidente del Lazio ammette:"è stata un'ecatombe".
Flop della lista di Alessandra Mussolini, che rimane al palo e non fa la differenza. Dopo il disastroso tracrollo elettorale, il centrodestra non è più maggioranza nel paese e la coalizione di governo entra in crisi, ma Berlusconi tace e ordina di minimizzare!













vignetta di Vauro
























IL NANO TACE e rosica...
A sorpresa appare poi a Ballarò!

sabato, aprile 02, 2005

Karol ADDIO





Era un uomo aperto alle innovazioni e un grande comunicatore.

(Foto: Massimo Sambucetti/AP, 22 novembre 2001)

venerdì, aprile 01, 2005

PIROMANE alla Banca Mondiale


Il Consiglio d'Amministrazione della Banca Mondiale ha approvato la nomina del Falco Paul Wolfowitz, alla presidenza dell'istituzione finanziaria internazionale per lo sviluppo. L'ex-vice ministro della Difesa di Bush, cosiderato il principale artefice della GUERRA in Iraq, è uno strenuo sostenitore della guerra preventiva e dell'uso delle forze armate per esportare la democrazia. Professionista e professore di politica, intellettuale neo-conservatore, Wolfowitz, sembra del tutto privo delle qualità e competenze necessarie per guidare un'istituzione multilaterale che ha lo scopo di promuovere lo sviluppo economico nei paesi poveri. P.s. Non sa una mazza di economia!